martedì 26 maggio 2009

che non abbiamo avverato

È da un po’ che ci penso, al tempo. A questo tempo, il mio, e al tempo, quello giusto. Distrattamente. Poi, come sempre avviene, è accaduto qualcosa, due lacrime seguite da un sorriso scemo, un passaggio di umore degno di un’attrice di soap-opera che cerca l’intensità mescolando opposti emotivi, e sono ritornata a pensarci. Lentamente. Mi chiedo se questo tempo lo stia usando nel modo giusto, se un giorno, ripensando all’energia, all’impegno per costruire, non mi rimprovererò qualcosa, non scoprirò che ho dato e tolto tempo senza logica, a progetti e persone, per impazienza o poca voglia di andare avanti, privandomi della potenza che invece libera ciò a cui viene data la possibilità di dispiegarsi nel suo tempo giusto. Penso a mia mamma, a mia nonna, alle generazioni precedenti alla mia, all'uso che hanno fatto del loro tempo e mi sembra che nell’insieme abbiano amministrato le fasi della vita con molta più razionalità di noi. Il risultato è che mia madre rimpiange di non aver avuto il tempo che ho io per capire che direzione dare alla mia vita, perché è passata dall'essere figlia all'essere madre e moglie, io rimpiangerò di aver abusato di questo tempo, e di essermici dilatata dentro. Ma la sua frustrazione rimarrà in superficie, perché il suo corpo le confermerà che le scelte che ha fatto sono state quelle giuste. 

Nonostante io sia la signorina degli esempi, in questo caso me ne vengono solo di stropicciati. Penso che se a quindici anni sei un ragazzetto in pace e non ce l’hai con tutti e non senti di essere l’esclusivo possessore di ogni verità e colui che potrebbe fare il mondo migliore, qualcosa te la stai perdendo. Perché il tempo per essere un ragazzetto in pace arriverà, ma a quindici anni è il tempo di essere un ragazzetto incazzato. Io un po’ di tempi giusti li ho persi, e tentare di recuperare adesso significherebbe sentirmi come Massimo Boldi in un film di Godard. E chissà. Chissà se questo tempo lo sto usando bene, o fra qualche anno penserò a questi giorni come a giorni che non sono stati riempiti di quello che era fatto apposta per riempirli. 

Comunque i prossimi quindici minuti li riempio con delle nespole e stasera mi rivedo Irma la dolce, per andare sul sicuro.

venerdì 15 maggio 2009

Napolitano: «Rischio xenofobia»

Sulla rivista “Al premio- edizioni Miriam”, dono della biblioteca del mio bisnonno Cesare, ieri ho trovato questo divertente indovinello, che rientra nella sezione “giuochi e passatempi”. Non risolverà tutti i problemi, però, secondo me, se uno si trova in una situazione analoga - anche senza naufragio, eh. E scegliendo la razza che si preferisce eliminare seguendo il gusto personale - può tornare pure utile. 


I neri e i bianchi

Sotto questo titolo si nasconde un calcolo quasi macabro. Vi sono nella vita qualche volta delle dure necessità e si vorrebbe qualche volta schivare, tale la prova che dovette affrontare questo capitano. Un piroscafo calò a picco nel mezzo dell’oceano. Il capitano e trenta uomini d’equipaggio si salvarono dal naufragio grazie ad un battello di salvataggio. 15 degli uomini salvati erano bianchi, e 15 erano neri. Il capitano constatò tosto con terrore che le provvigioni sarebbero tra poco mancate e decise di gettare in mare i 15 marinai neri. Ma questa divisione gli sembrò così pericolosa che per nascondere nello stesso tempo la crudeltà alle vittime e lasciar loro l’illusione di essere soltanto designati dalla sorte per essere gettati in mare, egli pose tutti i marinai in fila l’uno dopo l’altro e contò quindici volte 10; e ciascun marinaio che veniva così designato col numero era gettato in mare. Tutti i neri furono affogati. Come il capitano in un caso di coscienza e davanti ad un problema d’umanità così delicato, aveva dovuto disporre i suoi uomini?

SOLUZIONE

Egli dovette disporre dapprima 2 bianchi, poi un nero, £ bianchi, 5 neri, 2 bianchi, 2 neri, 4 bianchi, 1 nero, un bianco, 3 neri, un bianco, 2 neri, 2 bianchi ed un ultimo nero.

giovedì 7 maggio 2009

Domani- Artisti uniti e blablabla

Brutta è brutta, ma va be', uno se ne fa una ragione. Anche se l’idea che frasi come “Estraggo un foglio nella risma nascosto scrivo e non riesco forse perché il sisma m’ha scosso” si potessero evitare, rimane. Come rimane l’amarezza dopo aver scoperto che i Sudsoundsystem sono ancora in giro a cantare. Ma va be', uno, se proprio non se ne fa una ragione, diciamo che cerca di non pensarci. Però, sinceramente, quel povero Tricarico che l’abbiamo fatto andare a fare? Se ne rimaneva a casa e dava un euro mandando un sms.

mercoledì 6 maggio 2009

L'evoluzione sentimentale

Si potrebbe parlare di Berlusconi, si potrebbe, sì, perché ieri sera mentre guardavo porta a porta parlavo da sola, quindi qualcosa da dire l’avrei pure, ma no. L’altra mattina mentre facevo colazione e c’era la tv accesa, come al solito, in una trasmissione di quelle tutte uguali delle mattine del fine settimana, ho rivisto Sergio Caputo. Sergio Caputo è stato il mio primo amore tuttointesta. Avrò avuto dieci anni, forse meno; era carino e mi faceva ballare e cantare, quindi era perfetto. Poi, dopo una pausa di qualche anno, è arrivato il mio secondo amore tuttointesta: Chris Cornell. Avrò avuto quindici anni, forse meno; Chris Cornell non necessita di motivazioni, sfido chiunque (uomo, donna o lavandino) a non innamorarsi perdutamente di Chris Cornell a quindici anni. E infine c’è stato l’ultimo mio amore tuttointesta. Dopo poco, perché dei Chris Cornell ci si innamora facilmente, ma, parliamoci chiaro, di un amore che non può durare. Così a diciassette anni o giù di lì è arrivato Nick Cave. A pensarci ora mi sembra un po’ strano, insomma, sicuro se a diciassette anni fossi uscita con Nick Cave mi sarebbe sembrato di uscire con uno zio e gli avrei dato del lei. Però ero una ragazzina noiosa chiusa nella sua stanzetta a leggere libri e ascoltare musica, insomma, ci sta, credo. E basta. I miei amori tuttintesta sono finiti. Ma l’altro giorno, guardando Sergio Caputo, con pochi capelli, grassottello, e l’aria di chi non sa bene cosa stia facendo, ho pensato che se avessi ancora un amore tuttointesta sceglierei di nuovo lui. Lui come è ora. E mi sono preoccupata.

martedì 5 maggio 2009

Io penso che me la faccio tatuare su una caviglia

"Ho fiducia nel tempo galantuomo, quello che fa maturare le cose e fa schiudere i mandorli."

venerdì 1 maggio 2009

Nei primimaggi

"Oggi è il primo maggio. Mi sono appena svegliata. Ho acceso la tv e messo su rai due. I nomadi cantano Dio è morto e poi Io vagabondo."

Ecco, questa frase l'ho scritta mó, ma probabilmente una gemella la trovo sulla mia Smemo'95. Se essere vecchi è l'unico modo che abbiamo per celebrare qualcosa, beh, secondo me non stiamo messi bene.