mercoledì 24 giugno 2009

Poi il resto viene sempre da sé

Sembra di dover fare delle cose oggi. Tutto quello che non si è fatto e si è solo pensato. Telefonare, immaginare storie, correre dietro a qualcuno urlando il suo nome, cucinare un’anatra all’arancia, rivedere film che ti ricordi che ti piacevano ma poi perché, togliersi lo smalto dalle unghie dei piedi, scrivere un discorso per qualcuno, tingersi i capelli biondo platino, fare un’espressione languida, cucire un vestito da principessa, dire cose ovvie, guardare con la bocca aperta una gru grandissima, e stendersi sul letto a pensare ad altre cose che si faranno. Ma alla fine oggi passa, si scelgono i ghepardi più belli che corrono veloci, e si va avanti.

lunedì 22 giugno 2009

Time rolls on, and youth is gone, and you can't straighten up when you bend



Non è che uno ci tenga a fissarsi sul particolare - prima erano i pezzi di pizza e ora sono i gioielli. Però quella tartaruga stramazzata si può definire un gioiello? Cioè, una ragazza dopo aver ricevuto quella cosa torna a casa, chiama l'amica e le dice Mi hanno regalato un gioiello? 
E poi, perchè è così grande? 
Al suo interno nasconde un piccolo contenitore in cui tenere sempre pronto del veleno da versare nel bicchiere di un nemico cattivo appena è distratto? 
O forse il guscio cela un portafotografie nel quale, quando scoprirai di essere malata di tisi e deciderai di abbandonare tuo figlio davanti a un orfanotrofio solo avvolto da una copertina, potrai mettere la tua foto in bianco e nero.
Io davvero non capisco, perché va bene non avere buon gusto, però non  c'è giustificazione al sadismo.
Anche il ciondolo di Noemi era brutto, però almeno era d'oro, quindi si fondeva e i diamantini li mettevi da un'altra parte, ma questi se li fondi ci fai un'insalatiera e un bicchiere.

mercoledì 17 giugno 2009

I would rather not go back to the old house

Leggo sul Corriere della Sera che questa signorina qui, Patrizia D’Addario, pare che un paio di volte forse più sia stata invitata a Palazzo Grazioli, lì abbia trovato altre ragazze, una volta pare c'abbia anche dormito (a Palazzo Grazioli, non con le ragazze, quello non lo so) e nomina un sacco di volte un certo Giampaolo.
Comunque, il punto della faccenda è che quando è arrivata (a Palazzo Grazioli) per antipasto le hanno offerto dei pezzi di pizza. Da mandare giù sorseggiando dell'ottimo champagne, certo, ma pur sempre dei pezzi di pizza (e quindi magari ci stava meglio un chinotto).  
Roba che se se veniva da me, la signorina Patrizia, almeno le preparavo le pizzette, che notoriamente si gestiscono meglio.
Uno quando pensa a quelli ricchi si immagina che mangino cose che quelli non ricchi non mangiano, cose di caviale e ostriche e tartufi e oro zecchino, e invece poi va e si ritrova con in mano un pezzo di pizza. 

sabato 13 giugno 2009

Iesuican

Non essendo potuto andare a Cannes per ragioni personali, Scopolo sta facendo quello che può per recuperare. Questo dice.

No one knows about persian cats: È iraniano.

Sacro e profano: Un poco stortarello e sgrammaticato. Uno (uno dentro il film, non uno in sala) entra da una parte e dovrebbe uscire da un’altra, invece esce da un posto che non t’aspettavi, e ci sono un paio di soggettive a cazzi. Però aria fresca. Good!

Vincere: Ti devi scordare di Corrado Guzzanti, prima. Poi te lo vedi come un film serio.

Amore &altri crimini: Se il signore vicino a te si addormenta. Se vedi che pure il signore dall’altro lato c'ha la faccia di chi vorrebbe prenderti il braccino e poggiare la testa pesante sulla tua spalla. Se è l’una di pomeriggio. Se tu pensi solo che appena esci ti mangi una pizzetta. Secondo me il film non è riuscitissimo. Però è una mia opinione.

Polythecnique: Come Elephant. Però questo non gioca ai videogiochi, a questo non gli piacciono le femmine. Non nel senso che è gay. Nel senso che le femmine le odia e le vuole uccidere. E lo fa. In bianco e nero.

Daniel y Ana: In messico sapevo che c'erano i sombreri, poi è arrivata l'influenza dei maiali, e allora c'erano due cose. Ora so ce n'è un'altra. In messico c'è gente cattivissima.

Humpday: Grande grande soddisfazione.

venerdì 12 giugno 2009

FESCIONTREND


Nyttja colori vari 10x15 - euro 2,99/2 pezzi.
E la foto la scegli tu.



giovedì 11 giugno 2009

ultima capanna a destra, citofonare zio tom

questa mattina, la rubrica del tiggìuno Italia Italie ci ha parlato
dell'etnofescion. e cioè delle signore africane che fanno le treccine e un sacco
di signore italiane vanno da loro a farsele fare.delle signore italiane coi capelli come spaghetti e la pelle color mozzarella
santa lucia che si fanno le treccine parleremo però un'altra volta.quello che conta oggi è che abbiamo imparato, grazie alla spiegazione particolareggiata fatta dalla signorina autrice del servizio, che le signore africane hanno il culo grosso perchè così è più comodo poggiarci sopra i bambini quando li portano in giro fasciati sulla schiena.
poi, chissà come, parlando parlando con le signore africane, è passata di lì una
signora non africana col velo in testa.e la signorina autrice del servizio non ha resistito. ha pensato lofacciononlofaccio. ma la tentazione è stata troppo forte.
e l'ha fatto.
e ha chiesto all'allibita signora col velo: Ma le donne che portano il velo,
sotto il velo, i capelli li pettinano?
da questo evinciamo una cosa molto importante.e cioè, che la signorina autrice del servizio, d'inverno, ma anche d'estate quando mette una maglietta a maniche lunghe che c'è un po' d'arietta, le ascelle non se le depila.

martedì 9 giugno 2009

Affari nostri

La tv d’estate cambia. È sempre stato così, non è una novità. D’estate arrivano da una parte Ieri, oggi, domani, Pane amore e fantasia, A qualcuno piace caldo, i film Rosemunde Pilcher e quelli che hanno per protagonista donna martin, dall’altra le repliche di mattino cinque, i cesaroni tutti i giorni, super varietà, Zelig Mix e il meglio del meglio di Colorado. Bene così. Cioè, a me va bene così (anche se mi preoccupa il fatto di non aver ancora visto le repliche di Ally mcbeal). Mi piace la nostalgia che effonde da queste scelte di palinsesto, sa di luce arancione che filtra dalle tapparelle e ghiaccioli al limone.

Però è intollerabile, e gli abbonati rai dovrebbero rapire il responsabile e tagliargli qualcosa, che vadano in onda le repliche di Affari tuoi.

Non seguo affari tuoi (rientra in quelle trasmissioni che vorrei non solo non esistessero più, ma anche che fossero mai esistite, come Striscia la notizia e Paperissima, per dirne due e lasciare intendere che vorrei che anche a Ricci tagliassero qualcosa) ma mi ricordo la faccia delle persone – prima o poi questa cosa dovrò metterla nel curriculum -  e l’altro giorno, cambiando canale, ho visto una ragazza bruna che un giorno passato, cambiando canale, avevo già visto. Allora ho chiesto alla mia referente per le questioni televisive se secondo lei fosse possibile che stesse andando in onda una replica e lei mi ha confermato che sì, la si distingue perché in alto a sinistra reca la scritta GOLD (per infierire, credo).

domenica 7 giugno 2009

cose belle dal mondo


Con un poco di ritardo sul mio entusiasmo. Ma ci sono state le chiacchiere tra noi.
I primi dieci minuti di Dawson's creek sono splendidi.  
Hanno quello che dovrebbe avere l'incipit di una qualunque serie: tutto.
Sono un riassunto di sei stagioni, sono una dichiarazione di intenti, 
sono la descrizione delle dinamiche esistenti e future fra i personaggi principali. 
Dopo neanche dieci minuti sappiamo cosa ameremo, cosa non sopporteremo, 
cosa ci farà tenerezza e cosa ci farà incazzare di Joey, Dawson, Peacey e Jen.
Insomma, quando vedo cose così faccio i respiri grandi e penso che c'è speranza.

venerdì 5 giugno 2009

Prendo un Berlusconi anche io, grazie

Mia nonna è convinta che se avesse un problema e lo esponesse, attraverso missiva, a Berlusconi, godrebbe non solo di una risposta, ma anche di un appoggio nella risoluzione della questione che la preoccupa. Nonostante sia la persona che meno verrebbe da immaginare vicina ai problemi della gente, Berlusconi ha avuto la capacità di instillare in chi lo segue la certezza che lui sia uno del popolo, uno a cui poter scrivere o telefonare se tuo nipote non riesce a trovare lavoro. E questa capacità, almeno in me, suscita molta curiosità (anche un po’ di fascinazione, ma soprattutto curiosità). La stessa, con le dovute distinzioni, che in me ha generato la lettura dei romanzi di Moccia. Perché se così tanti ragazzi sentono che un signore di cinquant’anni dotato di un cattivo gusto superiore alla media (che sceglie di usare la prima persona quando scrive un romanzo che ha per protagonista una quattordicenne, con l’unico risultato di dar vita a una creatura leggendaria che parla di primi amori con la stessa freschezza e credibilità di un giornalista del tg1 che parla di social network) ha qualcosa da dirgli e quel qualcosa loro possono (e vogliono) capirlo, qualche domanda occorre farsela. Soprattutto se per mestiere si scrive e non si ha come obiettivo urlare slogan da un pulpito, ma farsi ascoltare e capire. E magari provare anche a darsi delle risposte cercando di attraversare osservazioni leggermente più complesse de “I ragazzi sono stupidi perché guardano il Grande Fratello, invece di andare al cinema a vedere un buon film, ohibò.” 

Ma quello a cui penso oggi, prescindendo dalla concreta possibilità che se mia nonna scrivesse a Berlusconi, riceverebbe una risposta, è questo: quanto deve essere bello dare il proprio voto a qualcuno in cui si ripongono fiducia e speranza? Sono dieci anni che voto, non ho mai considerato la possibilità di non farlo, nonostante fra me e il voto spesso ci fossero viaggi lunghissimi di panini bottigliette d’acqua leggermente gassata, vanitifer, poche speranze che il mio voto servisse e consapevolezza che, qualora invece fosse servito, allora erano cazzi. Ho il diritto di votare, l’ho sempre esercitato e tornerò a farlo. Ma questa volta no. Questa volta rimango a milano e passo il sabato a visitare la pinacoteca facendo la turista. E sento anche un certo orgoglio banale che mi friccichia addosso, come fossi nella pubblicità l’oreal e dicessi, guardando in camera, Perché io valgo. Ho il diritto di votare e blablabla, ma - è cosa scontata - ho anche il diritto di votare per qualcuno perché voglio che quel qualcuno mi rappresenti: parli di me, con me, per me. Non perché sono costretta a scegliere il male minore, purché quello se ne vada a casa, in un eccetera eccetera di motivi unidimensionali che sviliscono il valore del mio voto e la mia capacità di distinguere quello che per me è il bene. Lontano da tutte quelle cosine pratiche di tasse e leggi e cicicì micragnoso a cui poi tornerò a  pensare, oggi mi fermo solo a dire che per una volta, vorrei anche io poter votare per qualcuno in cui ho fiducia, qualcuno a cui, se ne avessi bisogno, scriverei una lettera, sicura di essere ascoltata, capita e, forse, ma non è quello l’importante, aiutata.

Voglio un Berlusconi anche io,

possibilmente che usi la parola piccante solo quando parla di salame da mettere sulla pizza, perché se no mi fa impressione. E che non dica giuovani, come fossimo nel 1800 o in una televendita delle pellicce a pelli intiere di simonetta ravizza condotta da Mike.