Non c’è più magia in Lost, questa è la verità.
Ne prendo atto, con un po’ di amarezza, ma senza rancore e amici come prima, so come è andata e fa niente.
È andata come va quando si dice una cazzata, che, dopo essere stati scoperti, per rimediare si prova a dire una cazzata ancora più grossa. E quando scoprono anche quella più grossa ci sono due possibilità, la prima è confessare di aver detto due cazzate, capita a tutti in fondo, niente di male; la seconda è non arrendersi e dire una terza cazzata, più più grossa delle precedenti, e andare avanti, con cazzate sempre meno credibili, fino ad arrivare a dire cose tipo “no, guarda, non è che prima ti ho detto una cazzata…ti è sembrato solo perché... perchè ho tralasciato una cosa importante.. che…che…sì, ecco… ho dimenticato di dirti che…ehm… l’isola si sposta nel tempo…eh sì, già… si sposta. Nel tempo. Già. ”.
Ma il problema non è questo, il problema non sono le cazzate, il problema, come dicevo, è la mancanza di magia.
Jessica Fletcher non è una signora di sessant'anni, con gli occhi a pesce, che si veste di beige anche se ha i capelli biondo spento e che abita in una cittadina in cui i casi di omicidio sono più dei casi di cattiva igiene orale; Jessica Fletcher è una brillante scrittrice di romanzi gialli che si trova a risolvere, con garbo ed eleganza, i casi di omicidio che si verificano a Cabot cove.
Bruce Wayne non è un megalomane che nell’armadio ha un costume da pipistrello, Bruce Wayne è Batman, e c’è una bella differenza.
È questa la magia, la magia è un patto: lo sguardo giusto, in cambio di credibilità e coerenza.
Lost non ha tenuto fede a questo patto. E adesso qualunque cosa dicano su quell’isola mi sembra una gigantesca cazzata. Ma proprio di quelle che ti metti a ridere e cerchi qualcuno a cui raccontarla così poi ride pure lui.