lunedì 20 aprile 2009

Il periodo di Six feet under


La storia comincia con me che penso che questo periodo non ha una serie che lo connoti e che mi permetta di catalogarlo nella memoria insieme agli altri. Il periodo di  Lost, 24, Heroes, Dexter, The West Wing, Weeds, eccetera. La discriminante, ciò che fa di un periodo “il periodo di”, è il tipo di fruizione,  che deve essere continuata, ossessiva e convulsa. Per questo nel mio archivio non esiste, per esempio, un periodo di Beverly hills, nonostante non mi sia persa una puntata, nonostante, a quei tempi, aspettassi il giovedì sera a partire dal venerdì mattina. Due ore a settimana non accentano una fase della vita, due ore a settimana sono una parentesi che si perde in frasi lunghe e piene di cose più importanti. Così mi sono domandata quali fossero le serie che avevo visto male, come mia madre vede dottor House, per intenderci, che passa con disinvoltura da una puntata delle terza serie su italia uno, a una della quinta su sky, tutto insieme, come se non esistessero trame orizzontali ma solo singoli episodi conclusi; e la risposta è stata Six feet under. Sono uscita e mi sono comprata il cofanetto. Ora, più che cantare le lodi di Six feet under, che proprio non c’è bisogno, perché basterebbe solo la fotografia per fare venire a chiunque voglia di vederlo, quello che voglio dire è che  il periodo che avevo deciso sarebbe stato il periodo Six feet under è diventato semplicemente il periodo mio. Il periodo in cui mi siedo sulla mia Pello e accendo il computer, con nessuno, senza condivisione, senza parole. 

Nessun commento: